Transizione 5.0: una sfida compromessa per l’industria italiana?
Settori chiave esclusi dal supporto alla decarbonizzazione, crescono le preoccupazioni tra gli energy manager
Il Piano Transizione 5.0, una misura chiave prevista dal DL 19/2024, era stato inizialmente accolto con entusiasmo dalle industrie italiane, ma la recente esclusione dei settori coperti dal sistema ETS (Emission Trading System) e delle biomasse sta sollevando notevoli preoccupazioni. Queste decisioni potrebbero rappresentare un’opportunità mancata per l’industria italiana nel suo percorso verso la neutralità carbonica, un obiettivo che la normativa europea e globale considera sempre più urgente.
Critiche dalle associazioni industriali
Assocarta, Assofond, Assomet, Assovetro, Confindustria Ceramica e Federbeton, rappresentanti di settori fondamentali per l’economia italiana, hanno espresso la loro delusione. L’incomprensione principale risiede nella scelta di escludere dal supporto proprio quei settori industriali che sono al fronte della lotta contro il cambiamento climatico e che si trovano ad affrontare costi significativi legati al sistema ETS.
Questi settori, non solo sostengono un’onere economico maggiore rispetto ad altri, ma sono anche quelli che potrebbero beneficiare maggiormente di un supporto nella transizione energetica e digitale, rendendo così l’intero sistema produttivo più sostenibile e competitivo a livello globale.
Il Paradosso delle biomasse
Altrettanto critica è la situazione delle biomasse, un elemento chiave nelle strategie di decarbonizzazione secondo il New Green Deal Europeo (NGEU) e altre politiche ambientali come la RED II e la RED III. La loro esclusione dai supporti previsti potrebbe compromettere non solo gli obiettivi ambientali ma anche la sostenibilità a lungo termine delle industrie che dipendono da queste risorse per la loro transizione energetica.
Proposte per un cambiamento
Per risolvere questa situazione, le associazioni industriali suggeriscono modifiche normative che includano attività nell’ambito del sistema di scambio di quote di emissione dell’UE (ETS) con emissioni di gas serra previste non inferiori all’80° percentile dei pertinenti parametri di riferimento e che reintegrino le biomasse, specie quelle usate in cogenerazione, come supportate dalla RED II o dalla RED III.
Le decisioni attuali rischiano di creare un ambiente in cui le industrie più bisognose di rinnovamento sono quelle meno supportate, minando gli sforzi complessivi di decarbonizzazione del paese. Gli energy manager e i responsabili delle strategie ambientali delle aziende coinvolte hanno ora il compito urgente di adattarsi a queste normative e, contemporaneamente, di far sentire la loro voce nelle future revisioni legislative.
Questa situazione rappresenta un punto critico per l’industria italiana, e la risposta del governo nelle prossime fasi sarà decisiva per determinare la capacità del paese di raggiungere i suoi obiettivi ambientali. Per un supporto efficace in queste dinamiche complesse, Zona Sviluppo offre la sua esperienza per aiutare le aziende a navigare nel panorama legislativo e ottimizzare i loro piani di transizione energetica.